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Attualità venerdì 24 febbraio 2017 ore 08:36

Primo bilancio della legge sugli ungulati

Buoni i primi risultati sulla legge nata per arginare i danni provocati dagli ungulati che stanno mettendo in ginocchio l'agricoltura



FIRENZE — Il dato più generale, quello sui prelievi complessivi di cinghiali effettuati in tutta la regione mostra un incremento netto rispetto agli altri anni con 93.306 capi abbattuti (erano stati 79.330 nel 2015 e 83.578 nel 2014 e 70.482 nel 2013). A questo dato vanno poi aggiunti i numeri delle aziende faunistiche di alcune Province che ancora non sono pervenuti alla Regione.

"Alla fine il dato reale sarà di circa 100 mila capi – commenta l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi in una nota – un numero significativo specie in un anno ancora sperimentale e nel quale non sono state poche le difficoltà incontrate: basti pensare ai disagi sull'operatività degli Atc dovuti a varie cause (tra cui una sentenza della Corte Costituzionale) e ai ritardi nell'applicazione della legge che si sono registrati in diverse province: l'attivazione è arrivata nel migliore dei casi a giugno, ma in alcuni casi solo a settembre, pochi giorni prima dell'inizio della stagione venatoria".

Per Remaschi decisivi ai fini dei risultati attesi saranno i prossimi mesi: "La possibilità di fare caccia di selezione nei mesi in cui cominciano le semine, quindi da marzo in poi, potrà diminuire considerevolmente i danni alle colture. Ho la speranza che questo potrà aiutare l' intero comparto agricolo a poter salvaguardare il frutto del proprio lavoro. La diminuzione degli ungulati permetterà anche di diminuire il numero degli incidenti sulle nostre strade che in troppi casi (una media di quasi 700 all'anno) sono correlati alla presenza di cinghiali e caprioli".

Il conflitto è generato da una presenza elevatissima di queste specie: le stime ci parlano di una popolazione di oltre 200 mila cinghiali e di almeno altri 240 mila tra cervi, daini, caprioli e mufloni per un dato che è fra i più alti d'Europa, secondo solo all'Austria, e che è almeno 4,5 volte superiore alla media italiana.


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