Il numero uno dell'associazione che rappresenta i Comuni montani ha preso spunto dal caso di Zeri, Comune di 1069 abitanti che si è rifiutato di obbedire alle disposizioni che gli impongono di affidare la gestione del servizio idrico al gestore dell'Ato Centro, Gaia spa, per ampliare il ragionamento.
"Come Uncem - si legge in una nota - riteniamo fondamentale e dirimente il ruolo degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato nel pieno rispetto dei principi generali, degli standard di qualità, dei livelli minimo essenziali fissati a tutela dell’interesse pubblico e dei diritti dei cittadini, nonché dello stesso territorio laddove sfruttato".
"Sono già troppi i disagi che i piccoli Comuni montani vivono quotidianamente - prosegue la nota -, ed è anche per questo che da sempre come Uncem sosteniamo per quanto concerne il caso specifico dei Comuni Montani, l’importanza di vedersi riconosciute quote di tariffa per attività di difesa e tutela dell’assetto idrogeologico del territorio montano, come una sorta di indennità compensativa impiegata però alla tutela e alla difesa del territorio.Forse, a partire dal caso di Zeri, si dovrebbe riflettere su una organizzazione del servizio idrico che riteniamo necessaria per le grandi aree urbane, con forti concentrazioni demografiche e grandi utilizzatori dell’acqua non solo per uso idropotabile, ma spesso a scapito dei piccoli centri che si trovano a non contare più niente ma a doversi confrontare con tariffe calcolate rispetto alle aree vaste e quindi per loro troppo spesso penalizzanti".