Politica

Chiude il reparto di pneumologia, interviene Fi

Il giovane Nicola Biglioli, Forza Italia, torna a rimarcare il tema sanità dopo aver saputo che un altro reparto verrà fatto fuori

Nicola Biglioli

Continuano a essere smantellati gli ospedali lunigianesi, e così Biglioli torna alla carica su una tematica a lui molto cara: la sanità.

“Ho appreso - spiega in una nota - la notizia che il reparto di Pneumologia di Fivizzano, verrà chiuso, questo è l’esempio emblema di una mal politica, di una politica basata su favoritismi e poltrone. Il reparto pneumologia dell’ospedale di Fivizzano era un ottimo reparto, con personale medico molto preparato e ora, nonostante la totale professionalità che ricopre, ce lo chiudono."

"Ricordo - prosegue - quando Forza Italia denunciò, molto tempo fa, la chiusura di questo reparto, e subito non è mancata la risposta da parte dell’azienda ASL, la quale diceva che creavamo solo falso allarmismo. In Lunigiana oramai non abbiamo più niente di sanità: ospedali ridotti sul lastrico, e 118 costretto a restare dentro uno sgabuzzino all’interno della Società della Salute con la puzza di fogna, infine l’ufficio disabili è collocato al 4° piano del poliambulatorio aullese senza nessuna rampa o montacarichi per disabili. E’ vergognoso tutto ciò, sono stufo di vedere continui tagli alla sanità Lunigianese per colpa di una direttrice che non sa quello fa, e una giunta regionale incapace di preoccuparsi della sanità in Lunigiana, ma un asso a creare buchi, come i 10 milioni di euro di vaccini per l’epatite C ordinati per sbaglio, o 402 milioni di buco dell’ASL1."

"Tutto ciò - conclude - porta un nome, quello del Partito Democratico, lo stesso partito che ad Aulla si presenta come il nuovo che avanza, ma intanto la sanità va a rotoli, i reparti chiudono, i ticket aumentano, i volontari vengono lasciati sempre più soli. Date fiducia a giovani come me che si sono messi in gioco, che ci stanno mettendo la faccia per poter provare a cambiare le cose, e non ai soliti personaggi, che vi offrono lavoro, o soldi o cene, a quei soliti che ci hanno ridotto così come siamo adesso.”