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Meno smog, le api prosperano grazie al lockdown

Durante la chiusura forzata per l'emergenza coronavirus le api sono tonate in buona salute, meno inquinamento e più fioriture le hanno rinvigorite

Le api stanno meglio e tornano in buona salute grazie alla forzata reclusione dell'uomo durante l'epidemia di coronavirus. Meno smog e più fioriture hanno rinvigorito gli insetti produttori di miele. A dirlo sono gli apicoltori di tutto il mondo durante la Giornata Mondiale della api, istituita dalle Nazioni Unite tre anni fa.

In Lunigiana il miele è DOP e gli apicoltori ricordano l'annata disastrosa del 2019: “Nel 2019 le api sono state sotto stress e le produzioni ne hanno gravemente risentito. In sostanza abbiamo avuto zero miele di acacia e 300 quintali di castagno. Quest’anno, anche se l’acacia ha dato poco nettare, la situazione è molto migliore, così come il mille fiori", ha raccontato Andrea Guidarelli presidente del Consorzio Miele di Lunigiana DOP.

Il consorzio di tutela raccoglie 45 produttori, 4300 alveari in un comprensorio di 41 Comuni della Lunigiana. Nel 2018 ha prodotto, complessivamente, oltre 86.400 kg di miele. Tutti sono in attesa di vedere come sarà la produzione complessiva del 2020, sperando di vedere, almeno in questo settore, qualche segno di ripresa.

In tutto il mondo, tre su quattro coltivazioni che producono frutti o semi per il consumo umano dipendono, almeno in parte, dalle api e da altri impollinatori. Tuttavia, oggi il numero di queste piccole alleate dell'alimentazione sta diminuendo in modo allarmante, soprattutto a causa di pratiche agricole intensive, uso eccessivo di prodotti chimici per l'agricoltura e delle elevate temperature dovute al cambiamento climatico. 

Se da un lato con queste chiusure le api stanno meglio, dall'altro però la pandemia del Covid-19 ha avuto un forte impatto anche sul settore dell'apicoltura, colpendo pesantemente la produzione, il mercato e, di conseguenza, i mezzi di sussistenza degli apicoltori.