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martedì 03 dicembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

Vino globalizzato, una culla per molti

di Nadio Stronchi - mercoledì 27 ottobre 2021 ore 07:30

Le storie della storia globalizzata; Cioè l’Italia dalle tante storie rappresentate come una costa frastagliata dalle migliaia di dislivelli. E’ da tempo che sostengo che di qualsiasi argomento parliamo (verbo del predicare) occorre risalire indietro con i tempi per collegare la storia fatta di eventi del (fare) come esperienze e tradizioni, che non sono acqua sporca da buttare via con la bacinella come molti fanno in nome della globalizzazione che offre culle per dondolarsi felicemente adeguandosi a fare vini subiti.

A me piacerebbe, nella mia ignoranza professionale, che ci fossero produttori che impiantassero vigneti in collina con terreni essenziali, oppure in terreni idonei agropedologicamente. Con viti a sesto di impianto ad alberello e con sei sette mila viti per ettaro. Mi piacerebbe che la vite desse 2-3- grappoli di uva per pianta, mi piacerebbe che si usasse molti meno pesticidi, che la vite non fosse privata di fogliame, che gli assemblaggi non fossero forzati, preferibilmente monovitigno, fatte salve le sperimentazioni che sono nella natura dell’uomo; Recuperando vitigni regionali. 

Che le vinificazioni non fossero manipolate con fermenti estranei, che il contatto con bucce fosse più marcato nei mosti bianchi, che ci fossero accurate selezioni delle uve scartando quelle non mature o marcite. Che ci fosse una chiarificazione al naturale con bentonite e temperature fredde; Poi, se nella bottiglia ci fosse un poco di fondata sarebbe un ostacolo? Forse psicologico? 

Prendere una bottiglia con delicatezza, decantarla in caraffa è un rito sacrificale opportuno. Bere un vino sapendo che è parte di un certo terroir, di una vite non esuberante, di una uva essenziale, di una svinatura ottenuta pigiandola con i piedi senza fargli violenza, di un vino come un bambino nato spontaneamente. Forse e chiedere troppo? 

La globalizzazione è spietata e noi, spesso, siamo complici. Spero che chi parla di enologia per ritornare a una parte di tradizioni passi dal predicato al fare. Le diversità tra vini sarebbero autentiche. Dopo tanti discorsi voglio proporvi un vino bianco fatto dalla famiglia Attilio Scienza, cioè da Michele e Annalisa e quel di Castagneto Carducci, nell’azienda Guado al melo. Il vino e Criseo, fatto con uve di Fina, Verdicchio, Manzoni B, Petit Manseng.

Colore: Giallo marcato co riflessi verdognoli. Profumo: di frutta acerba(agrumi) e floreali. Gusto: Corpo pieno e acidulo, sapido, lunga persistenza aromatica. 

Andate in azienda e provatelo è un vino molto tradizionale.

Nadio Stronchi

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