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lunedì 02 dicembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

​Vite, uva, vino, storia antica e recente

di Nadio Stronchi - domenica 10 settembre 2023 ore 09:00

C’è un’opera completa, magari succinta, sull’enologia? No!

Più o meno opere che si somigliano; Parziali e frammentarie: Tutte notizie raccolte sul “campo” e nei più svariati archivi, non tutti accessibili a causa di gelosie dei direttori, rivolte anche a studiosi molto importanti? Non sempre: Figuriamoci per un ricercatore minore come il sottoscritto. 

La storia umana nella storia generale che mette in evidenza corporazioni, gruppi, come si suol dire “Orti e orticelli” e guai a chi li vuole “violare”. Allora chi vuole ricercare lo fa un poco qui un poco la, ma che fatica! I ricercatori più attenti sono i laureandi con le loro tesi, fatte per i docenti i quali se ritengono il caso ci pubblicano i libri. Le tesi sono sempre molto dettagliate. Ecco che la storia certa nasce con studi sulla biologia e la fisica, non dimenticando la filosofia, che si concretizza mettendo i tasselli al suo posto. 

Dalla storia Toscana, una eccezione può essere Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, 1804-1814, (poco tempo) governatrice del Principato di Piombino, che ha dato il suo contributo per migliorare l’agricoltura, perciò anche la vitivinicoltura, portando in Val di Cornia, e non solo, dei vitigni dalla Francia, precisamente dal giardino botanico di Marsiglia. Rifornito di viti-barbatelle che rappresentavano i territori noti come lo Champagne, il Bordeaux, la Provence e la Corsica. Certi sono i documenti del trasporto del materiale viticolo, ma ricercatori e scrittori non sono certi di che tipo di vitigni. 

Questi vitigni-barbatelle sono state impiantate in località Montioni? (ipotesi) nel cui luogo Elisa praticava per curarsi la salute con bagni termali. Le strutture dissestate dei bagni termali ci sono, ma non ci sono i segni della viti e dei vigneti. Forse, facendo una ricerca accurata su delle viti spontanee nate da viti abbandonate ci potrebbero essere, ma indagare su una roba del genere vorrebbe dire impiegare molte risorse economiche. Vale la pena? Per, poi, ottenere cosa? Che le viti che Elisa ha portato in Val di Cornia, sono viti francesi che francesi non sono, ma portate la dai romani a suo tempo, che a loro volta le presero nei Balcani, Medio Oriente, Asia.

Gli scambi e i commerci erano già molto sviluppati. Anche i ricercatori piombinesi che hanno fatto il libro “I Segni di Elisa” hanno fatto un buon lavoro, ma loro stessi dicono che i dubbi sono molti, ma non per incompetenza, ma per carenza di ricerche approfondite. Il tempo passa, quasi un secolo, e qualche commentatore di enologia si sbilancia affermando che con le Istituzioni Europee, tutto sarebbe cambiato. Tutto sarebbe cambiato per cambiare poco, questa massima ritorna ed è fatale. Dentro le Istituzioni Europee, oggi, non c’è uniformità, ma c’è anarchia “ben organizzata” che crea presupposti per una anarchia stratificata, che causerà livelli di una piramide dei vini composta, secondo una mia ipotesi: (di A1, A2, A,3, A4), e forse di più e in modo diverso. 

A parte le catalogazioni, spesso strumentali, sembrerà assurdo, ma ne guadagnerà la qualità che viene dai grandi produttori. Ci sarà l’enologia ufficiale e quella ufficiosa. I politici non saranno d’accordo e sappiamo bene perché: Vogliono il controllo, attraverso l’enologia ufficiale dei “progressi” da loro dettati. Ma se abbiamo l’eccellenza è per merito della ufficiosità del privato. Avere conferme sui dati storici per collegare il passato con il presente non è cosa semplice, archivi privati, ecclesiastici, istituzionali pubblici, non tutti raggiungibili. Allora, ci uniamo al coro: accontentiamoci di quello che c’è, e non è poco, anche se in modo individuale, siamo certi che i balzi in avanti ci saranno, anche sulle pubblicazioni generali. O, forse, dal Ministero dell’ Agricoltura?

Massa Marittima non ha molto della storia sull’enologia, ma da alcuni decenni ha dei produttori che sono concreti nel proporre i loro vini. Uno, dei più qualificati è qui sotto elencato.

L’ho degustato e mi ha dato. Colore: rosso rubino con riflessi aranciati. Profumo: armonico, persistente con sentori di frutti rossi di ciliegia e amarena. Gusto: armonico, pieno, caldo, si ripete il fruttato e liquirizia. Persistente.

Nadio Stronchi

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