Quaresima
di Marco Celati - venerdì 05 aprile 2019 ore 07:45
Occorre affidarsi. Accogliere il tempo favorevole. Percorrere il cammino della penitenza, tra gioia e sacrificio, attraversando il deserto della nostra vita, nel deserto del mondo. L’ho sentito dire in Chiesa. Tempo di Quaresima, di tentazioni di Cristo. Satana nel deserto: se sei figlio di Dio trasforma questa pietra in pane. In verità, in verità ti dico: non di solo pane vive l’uomo. Liturgia di esorcismi e unzioni di battezzandi dai demoni e dal male.
Affidarsi a chi? A Dio? All’amore? Alla carità degli uomini? A se stessi? Non saprei dire. C’è Dio? Esistono ancora sulla terra uomini caritatevoli? Basto a me stesso oppure sono l’ombra di chi sono stato o avrei potuto essere? E anche l’amore non sempre riesce. Spesso è un esperimento sbagliato e fallito. Solo a volte si incontra e si ha la fortuna di riconoscerlo, anche se sfugge come la felicità, l’orizzonte e la vita.
I miei insegnamenti sono stati laici, ma non impartiti o appresi, né sono stati di sprone o consolazione per nessuno. E nessuno li ha seguiti. Nemmeno dei miei cari. Sono rimasto solo davanti al nulla con pochi scampoli di umanità e una fede senza divinità, né bandiere. Ho tentato di essere il mio fato, spento il fuoco sacro, cacciato la vestale, bestemmiato gli dei, ma nessuno domina o inganna il destino. Si rimane così, come tanti fessi, frastornati dalla vita, sconfitti. Commossi da un tramonto e una sera, da una luna storta e un cielo stellato. Portati come nubi dal vento che muove i pensieri. Pessimi esempi, non grandi persone, esposti alle tentazioni, facili all’ira e alle cadute. Solo figli dell’uomo che nemmeno sempre rimedia a se stesso, poche volte si salva. La vita strappa le migliori intenzioni per precipitarle nel bisogno e nell’occorrenza. Mentre il mondo è pieno di persone sole che non sanno chi e cosa volere e nemmeno hanno provato, nel corso della vita, a prepararsela una vita decente, con qualcuno che ti riempia gli occhi e ti voglia bene. E con cui sia bello il ritorno e il focolare.
Incontro gente per strada che mi conosceva o credeva di conoscermi e mi chiede un aiuto, una misericordia, il progetto da condividere di un nuovo futuro e il mio cruccio è non potere, non sapere nemmeno una risposta da dare. E sono ormai padri e madri, inoltrati negli anni, hanno figli, combattono con ciò che resta del destino, della salute, della vita e dell’amore degli uomini. Della vista e visione del mondo. E del loro bisogno e dolore. Siamo venuti al mondo che prometteva progresso e solidarietà e si vive nel tempo che agita crisi e insicurezza.
Tuttavia sono stato perfino felice. E seppure la vita è stata tempestosa, mi è piaciuto far passare quel tempo. E poi sia quello che sia. Se c’è dato vivere ancora in qualche modo, in qualche modo ancora amare, chi può dirlo al momento?
Pontedera, 10 Marzo 2019
Marco Celati