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martedì 19 marzo 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

​Dizionario minimo

di Libero Venturi - domenica 26 maggio 2019 ore 09:30

I “Pensieri della Domenica” erano nati inizialmente come “dizionario minimo” e politicamente scorretto. A corto di argomenti, sono andato a scovare qualcosa in archivio e qualcos’altro ho aggiunto alla rinfusa, in ordine rigorosamente analfabetico, e aggiungerò ancora, un po’ alla volta. Non sia mai privare i miei venticinque lettori di queste fondamentali riflessioni domenicali.

Piccole cose: “gli anni ti hanno insegnato a godere delle piccole cose, dopo una vita di duro lavoro è arrivato il momento di riposarti”. È scritto sul bordo della tazza della colazione mattutina che mi hanno regalato per la pensione. Vinicio Capossela in una canzone dice che ci separiamo insensibilmente dalle piccole cose che ci lasciano come le foglie d’autunno lasciano nudo il ramo; che la tristezza è la morte lenta delle semplici cose e “semplice è l’amore e le semplici cose se le divora il tempo”. Le porta via, come i discorsi il vento e le biciclette i ponsacchini. Questo però non lo canta Capossela, è una diceria dei pontederesi. Le piccole cose vanno benissimo, “godere” magari sono parole grosse.

Appagamento: godimento prezzolato e maschilista con donne di strada; stato anche accettabile di chi si contenta.

Felicità: condizione provvisoria e momentanea di soddisfazione. Di grande soddisfazione. Di enorme soddisfazione! Ma come diavolo si fa? Leggere Lettera di Epicuro in proposito oppure chiedere ai più informati o sedicenti tali. Per malvagi o moderati vedi anche alla voce “appagamento”.

Autoreggenti: versione moderna e autosufficiente del reggicalze. Anche meno impegnativa. Tecnicamente una variante più arieggiata e disinvolta dei collant. Personalmente non saprei darne una descrizione non morbosa, ma grazie.

Cavo dell’antenna: cavo di plastica, in genere bianco, con dentro una maglia di rete e stagnola che avvolge a propria volta un cavo più piccolo con dentro un filo di rame di una certa consistenza. Si tratta di sbucciare il filo grande e svolgere la retina e la stagnola che è la parte più noiosa e impegnativa. Poi sbucciare il cavo centrale e scoprire una porzione del filo di rame da inserire nello spinotto dell’antenna stringendolo con una vite minuscola che ci vuole un cacciavite che non trovi e il più delle volte la vitina cade e sono madonne. Invece la retina e la stagnola vanno fissate allo spinotto in maniera che non vi sia contatto col filo di rame se no col cazzo che vedi la tivvù. Ma possibile che nel terzo millennio, nell’era dei satelliti e dell’hi-fi non ci sia niente di meglio di questo sistema antiquato di teletrasmissione! Lo spinotto in genere si compra dal Cinese, non dura granché. Dicono che la Grande Muraglia sia una delle meraviglie del mondo perché è l’unico prodotto della Cina durato più di quindici giorni. Ma sono pregiudizi razziali e sovranisti. Tra l’altro i cinesi con i loro supermercati sempre aperti hanno offerto una soluzione alla mancanza degli oggetti inutili nella tristezza delle domeniche. E il take-away del ristorante “Thon Fang“ mi consente di invitare a cena il mio amico Dino e famiglia che però mi sa che non gli piace. D’altronde non so cucinare, né mi garba. La prossima volta provare con la pizza. Scherzi a parte, ogni cosa ormai è Made in China. I cinesi sanno riprodurre tutto, se si esclude la “erre”. Comunque, per ulteriori dettagli sul cavo dell’antenna, meglio rivolgersi al Morelli, elettricista in Pontedera. Era un amico del babbo, ma anche Dani, Balbiani e Sardelli vanno più che bene.

Popolo: le persone che compongono un paese, la base della democrazia che significa, appunto, il potere del popolo e viene esercitato, secondo l’articolo uno della Costituzione della Repubblica Italiana, nelle forme e nei limiti della Costituzione stessa e invece, secondo i populisti, a cazzo di cane. È un grave errore confondere il popolo con la folla. Il popolo è sovrano, la folla è una bestia feroce. Lo dicono anche nel film L'empereur de Paris, con Vincent Cassel, la storia di François Vidocq, avventuriero malavitoso e poi capo della polizia di Parigi, la Sûreté, vissuto tra la Rivoluzione Francese e Napoleone Bonaparte. Il film è brutto, ma i francesi di queste cose se ne intendono.

Pretenzioso: sacerdote che avanza pretese.

Pretesa: la avanza il sacerdote pretenzioso.

Pretestuoso: sacerdote che adduce pretesti.

Pretesto: lo adduce il sacerdote pretestuoso.

Preterintenzionale:azione eccessiva di sacerdote.

Pretura: canonica. Ci scherzo, ma certi pomeriggi all’Oratorio mi hanno formato, come le sere al Circolo o le notti in Sezione. A tutti devo fede ed eresia, onore e inquisizione. Però non me la scordo quella gita in Val d’Aosta con due amici e Don Mario. Un bravo prete, rosso di capelli. Eravamo ragazzi e andavamo incontro alla società e alla vita.

Martello: attrezzo contundente che serve per appendere quadri e battere chiodi. Non in quest’ordine e quando ci pigli, se no a schiacciarti le dita e imprecare. Bestemmiare gli ignoranti. Ha un manico, in genere di legno e una testa di ferro, oh, insomma lo sanno tutti come è fatto un martello! Insieme ad una falce, che sarebbe un attrezzo a forma di falce -figurativo: falce di luna- e serve per gli sfalci, in Europa e nel mondo durante il 900 hanno fatto sfracelli. E poi c’era quella stella rossa... Ebbene sì, sono stato giovane e comunista anch’io. Che c’è di male? A essere giovani, voglio dire. È che ho perso il mio martello. Ma, dico io, come si fa a perdere un martello?! In un monolocale, poi. C’ero anche affezionato, era il mio martello! Lo avevo chiamato Carlo. Sì, Carlo Martello. In memoria di De André e Paolo Villaggio. Mi ha seguito in tutti i traslochi e ora mi abbandona. Forse era stanco di me, l’ho sempre impugnato male, troppo vicino alla testa. Lo strozzavo. Ci si rende più conto delle nostre cose quando ci mancano. O forse c’è uno spiritello dispettoso che nasconde gli oggetti, li fa sparire. Un qualche Lare scontento ed irritato. Era un bel martello. Chi ne avesse notizie è pregato di farmi sapere. Prometto una ricompensa in caso di ritrovamento o restituzione: un paio di pinze o un cacciavite a stella. Intanto per Carlo mi rivolgerò a “Chi l’ha visto”. Dice “datemi un martello!”, dice “che cosa ne vuoi fare?“. Niente, basta ritrovarlo.

Filo dell'orizzonte: luogo geometrico e immaginario che si sposta mentre noi ci spostiamo perché è dentro i nostri occhi. Romanzo di Antonio Tabucchi. Forse i sogni spariscono dietro l’orizzonte, dove non c’è più nulla o ancora non c’è qualcosa. Dove tutto finisce o inizia di nuovo. Chissà se ci ritrovo anche il martello. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 26 maggio 2019

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P.S. Alla fine il martello è riapparso, mi sembrava impossibile! E non dietro l’orizzonte, l’avevo prestato a mio figlio la sera che venne a cercare l’avvitatore. Me l’ha ricordato lui ieri per caso. Non è il martello che ho perso, ma il cervello. Ormai il pezzo l’avevo scritto ed è rimasto così. Ritrovassi la memoria o altro, come ho ritrovato il martello... Comunque non mi scordo che oggi si vota e che è un voto importante, ancorché segreto: voterò per Comune ed Europa democratici e solidali.

Libero Venturi

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