Storia della persona felice
di Federica Giusti - venerdì 01 dicembre 2023 ore 08:00
C’era una volta, tanto tempo fa, una persona felice. Tutti la guardavano con ammirazione, alcuni addirittura con invidia. Spesso si voltavano al suo passare e commentavano “Ecco sicuramente sarà una persona alla quale le cose sono sempre andate bene!”, oppure “Certo, avesse avuto i miei problemi non sarebbe così in pace”.
La persona felice sentiva ma non replicava. In cuor suo sapeva bene che quello stato di benessere non era dovuto ad una totale assenza di problemi, ma solo al modo in cui era stata in grado di affrontarli. E una cosa che aveva imparato era proprio a non dare credito a ciò che dicono gli altri e a non mettersi a confronto con loro. Accettare ed accogliere ciò che accade, cercando di migliorarsi sì, arrabbiandosi qualche volta, ci mancherebbe, ma mai crogiolandosi nel “io non posso perché sono meno fortunato di…” oppure “quello che è successo a lui è grave, ma quello che è successo a me di più…”.
E la nostra persona felice continuava a vivere serenamente proprio perché sapeva quanto gli costava giorno dopo giorno quella serenità. Niente era regalato, niente era dovuto, e aveva smesso di aspettarsi che fossero gli altri ad intervenire al posto suo. Cercava di tenere alla larga le persone tossiche, quelle che gli succhiavano energie e che si lamentavano e basta, e si concentrava di più sull’apprezzare le piccole cose della vita, per lo più gratuite e a portata di ogni occhio e di ogni cuore che desiderasse vederle.
Era anche molto abile nel riconoscere ed accettare i propri difetti, essendone consapevole e non fingendo che fossero dettati dalla responsabilità degli altri. Non gli veniva mai in mente una frase come “io sono così per colpa di Tizio, altrimenti non lo sarei”. E questo poteva riuscire a farlo solo perché la persona felice era anche una persona sicura di sé, dei sui limiti ma anche delle sue potenzialità. E proprio questo gli permetteva di agire sempre con gentilezza, in primis verso sé stesso e quindi, come conseguenza naturale, verso gli altri. Sì, perché la nostra persona gentile aveva capito che essere gentili verso sé stessi non è sinonimo di egoismo, anzi, è la prima dimostrazione del fatto che possiamo essere gentili con gli altri.
Ecco che la persona gentile si poteva permettere quello che per gli altri era un lusso: camminare felicemente. Lo poteva fare solo perché si era impegnato molto nel cercare questo equilibrio, e non permetteva ad invidia, rabbia, risentimento, collera di essere le indiscusse protagoniste della sua esistenza.
Sarebbe bello se tutti imparassimo qualcosa dalla storia della persona felice!
Federica Giusti